Dalla serie 120 alla S60, la storia delle berline Volvo

Smartworld
di Marco Coletto

Prima pratiche e funzionali, dopo aggressive e filanti

Le berline Volvo sono una soluzione interessante per gli automobilisti macinatori di chilometri che cercano comfort e sostanza. Nel corso della loro storia le “segmento D” svedesi si sono evolute soprattutto nello stile, prima funzionale e in seguito sempre più filante e aggressivo.

Il modello attualmente in commercio, la seconda generazione della S60, viene presentato al Salone di Ginevra del 2010 e ha un design simile a quello di una coupé a quattro porte ispirato alla concept omonima mostrata al Salone di Detroit del 2009.

Il pianale condivide molti elementi con quello dell’ammiraglia S80, della station wagon V70 e della SUV XC60 mentre la gamma motori comprende quattro unità a benzina (1.6 da 150 e 180 CV, 2.0 da 240 CV e 3.0 da 304 CV) e quattro turbodiesel (1.6 da 115 CV, 2.0 da 136 e 163 CV e 2.4 da 215 CV).

Scopriamo insieme l’evoluzione delle “medie” scandinave.

120/130 (1956)

La prima Volvo a quattro porte con scocca autoportante ha lo stesso pianale delle PV444 e PV544 e ha un design ispirato alle auto americane che verrà ripreso in chiave moderna per la seconda serie della station wagon V70.

La sigla 120 identifica le versioni dotate di portiere posteriori mentre con 130 si indicano le berline a due porte. La 121 monta un motore 1.6 da 60 CV e viene affiancata nel 1958 dalla sportiva 122S da 76 CV con due carburatori.

Nel 1959 diventa la prima Volvo ad offrire le cinture di sicurezza a tre punti di serie mentre nel 1961 (anno in cui anche in Svezia, dove prima la vettura veniva chiamata Amazon, si cominciano ad usare le cifre) il 1.6 viene rimpiazzato da un 1.8 da 68 CV.

Al Salone di Stoccolma del 1962 viene presentata la station wagon con ribaltina posteriore e la variante Favorit del 1966 non è altro che una variante più economica della 121. Ultima, ma non meno importante, la 123GT del 1967, dotata dello stesso 1.8 da 130 CV della sportiva P1800 (realizzata sulla stessa base) e di una ricca dotazione di serie che comprende, tra le altre cose, i fendinebbia.

140 (1966)

L’erede della 120 è più spaziosa e più sicura dell’antenata. Il pianale è lo stesso (solo il passo è più lungo) mentre il design più squadrato è decisamente diverso.

Le prime versioni a debuttare sono la 142 (due porte) e la 144 (quattro), dotate di un motore 1.8 da 85 e 103 CV.

Nel 1968 la cilindrata aumenta a due litri mentre la potenza rimane invariata per migliorare l’elasticità.

Nel 1970 la dotazione di serie viene arricchita e nel 1971 debutta in listino un 2.0 da 100 CV per le versioni intermedie e un’unità da 124 CV per le varianti più lussuose. Un nuovo motore 2.0 da 88, 105 e 126 CV arriva nel 1972, in concomitanza con numerose modifiche agli interni (che coinvolgono principalmente il cruscotto e la leva del cambio) e alle maniglie delle porte.

Il restyling del 1973 porta cambiamenti al frontale, alla coda e agli interni (senza dimenticare le barre antiintrusione nelle portiere) mentre nel 1974 arrivano un nuovo paraurti e portiere ulteriormente rinforzate.

240 (1974)

Amatissima dal pubblico, è una profonda evoluzione della 140 (realizzata sullo stesso pianale accorciato) caratterizzata dai freni a disco e da una mascherina in plastica nera impreziosita dai fari circolari.

La versione a quattro cilindri (e meno elegante) della 260 monta un motore 2.0 da 97 e 123 CV e nel nostro Paese non viene commercializzata in configurazione a due porte.

Il restyling del 1980 porta modifiche al frontale e alla coda che la rendono più simile alla sorella maggiore 260 e debutta un 2.4 a gasolio di origine Volkswagen da 82 CV. Nel 1981 tocca ad un 2.3 da 136 CV e ad un 2.0 sovralimentato da 155 CV. Il 2.0 aspirato viene invece portato a 106 CV nello stesso anno in cui viene ribassato l’assetto e in cui vengono lanciati paraurti meno voluminosi.

Nel 1983 gli interni, il frontale e i paraurti vengono nuovamente ritoccati e la gamma viene semplificata nel 1989, quando il solo propulsore in gamma è un 2.0 a benzina da 112 CV.

850 (1992)

Forme squadrate ma sportive e tanta sicurezza. Queste le caratteristiche di uno dei modelli più apprezzati del brand scandinavo, dotato di motori da 2 a 2,5 litri da 126 a 226 CV (abbiamo escluso volutamente la sportivissima R, ne parleremo in occasione di un’altra “auto story”).

Il primo restyling – paraurti più arrotondati, volante ridisegnato e gruppi ottici anteriori più sottili – risale al 1994 ma un anno dopo – quando entrano nella dotazione di serie gli airbag laterali, il terzo stop e il propulsore 2.5 turbodiesel di origine Volkswagen da 140 CV – vengono riviste anche le luci posteriori.

La T5-R del 1995 da noi monta un 2.0 turbo da 211 CV mentre all’estero viene venduta con un 2.3 da ben 246 CV.

S70 (1996)

Non è altro che un profondo restyling dellla 850 (frontale e interni), che non riesce ad ottenere lo stesso successo dell’antenata. Motori da 2 a 2,5 litri da 126 a 240 CV (versione aggressiva R esclusa).

S60 prima generazione (2000)

Ha un design sportivo e filante – molto lontano da quello dell’antenata 850 – e una gamma motori composta da unità da 2 a 2,5 litri da 131 a 210 CV (escluse le sportive T5 e R), tra cui il turbodiesel D5 a cinque cilindri, il primo progettato autonomamente dalla Casa svedese.

Il restyling del 2003 coinvolge soprattutto la mascherina frontale.