Ford GT40, la storia sportiva

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Quattro vittorie consecutive alla 24 Ore di Le Mans: un mito dell'automobilismo mondiale

La Ford GT40 non è stata solo una delle auto più sexy e vincenti degli anni ’60: la coupé statunitense è un vero e proprio mito del motorsport. Dopo un inizio di carriera poco convincente si è riscattata portando a casa ben quattro 24 Ore di Le Mans consecutive e altre vittorie importanti sulle piste di tutto il mondo. Scopriamo insieme la sua storia.

Ford GT40: la storia sportiva

La Ford GT40 nasce dal rifiuto, nel 1963, di Enzo Ferrari di accettare l’offerta di acquisto (12 milioni di dollari) da parte della Casa di Detroit. L’allora presidente del marchio statunitense – Henry Ford II – decide, due giorni dopo il “no” del Drake (dovuto al desiderio di rimanere al comando dell’azienda da lui fondata), di fare tutto quello che è in suo potere per dare una lezione al Cavallino in pista…

Per creare un’auto sportiva in grado di contrastare il marchio di Maranello nel Mondiale Sportprototipi vengono contattati i più importanti costruttori di vetture da corsa: Eric Broadley (Lola), Colin Chapman (Lotus) e John Cooper. A prevalere è il primo, che impiega pochi mesi a realizzare i primi prototipi.

1964

L’1 aprile 1964 scende in pista il primo prototipo della Ford GT40 (40 come i pollici di altezza, solo 1,02 metri) e nei test a Le Mans la vettura – dotata di un motore 5.0 V8 e affidata al francese Jo Schlesser e al britannico Roy Salvadori – si rivela poco affidabile e instabile nei rettilinei.

Risale al 31 maggio il debutto in gara, più precisamente alla 1.000 km del Nürburgring: l’unico esemplare schierato – guidato dal neozelandese Bruce McLaren e dallo statunitense Phil Hill – si ritira per un problema alle sospensioni.

Neanche alla 24 Ore di Le Mans – in programma il 20 e il 21 giugno – nessuna delle tre Ford GT40 (dotate dello stesso motore 4.2 V8 con il quale la Lotus di Jim Clark riuscì a conquistare l’anno prima il secondo posto alla 500 Miglia di Indianapolis) riesce a tagliare il traguardo: la migliore in qualifica (2°) è quella del duo “yankee” composto da Richie Ginther e Masten Gregory.

1965

La situazione migliora nel 1965: il 28 febbraio nella prima tappa del Mondiale – la 2.000 km di Daytona – arriva la prima vittoria importante grazie al britannico Ken Miles e allo statunitense Lloyd Ruby.

La Ford GT40, però, continua a non convincere alla 24 Ore di Le Mans: nessuno dei sei esemplari schierati (due con un propulsore 5.3 V8 portato al debutto al Nürburgring, due con un 4.7 e altri due – noti come Mk II – dotati di un’unità 7.0 V8 e gestiti direttamente dalla Casa dell’Ovale Blu) riesce a finire la corsa ma la pole position conquistata dal neozelandese Chris Amon e da Hill al volante di una “sette litri” porta una ventata di ottimismo.

1966

Nel 1966 la Ford conquista il primo Mondiale Sportprototipi grazie ai successi ottenuti da Miles e Ruby nella prima 24 Ore di Daytona della storia (su una Mk II) e alla 12 Ore di Sebring (con una X-1, una specie di Mk II scoperta).

Il successo più atteso della Ford GT40 arriva però tra il 18 e il 19 giugno alla 24 Ore di Le Mans: prima vittoria di una Casa non europea nella prestigiosa corsa di durata francese corredata oltretutto da un’incredibile tripletta. All’ultimo pit-stop la vettura di Miles e del neozelandese Denny Hulme è in testa, seguita da quella di McLaren e Amon.

Per ragioni pubblicitarie la Ford decide di far tagliare il traguardo ai due modelli affiancati (Il distacco più breve nella storia di questa gara) lasciando un breve vantaggio a Miles ma l’organizzazione della gara regala la vittoria all’altra GT40 perché, essendo partita più indietro, ha percorso più km nell’arco di una giornata. A completare il podio i due americani Ronnie Bucknum e Dick Hutcherson.

Il 17 agosto, dopo essersi fatto ingiustamente sottrarre la vittoria, Miles perde la vita sul circuito di Riverside mentre sta testando quella che diventerà la Mk IV.

1967

Nel 1967 arriva il secondo Mondiale Sportprototipi grazie alla Ford GT40 Mk IV: questa evoluzione – dotata di un motore 7.0 e di un telaio nuovo progettato negli USA anziché nel Regno Unito – partecipa a due sole corse e le vince entrambe.

L’1 aprile conquista la 12 Ore di Sebring con McLaren e con lo statunitense Mario Andretti mentre il 10 e l’11 giugno domina la 24 Ore di Le Mans con un binomio tutto a stelle e strisce composto da A. J. Foyt e da Dan Gurney.

Una gara emozionante nella quale il gigante Gurney (alto 1,90 metri, per questa ragione viene ricavata una “bolla” sul tetto della Ford GT40) – mentre si trova al comando con un vantaggio pauroso sugli avversari – non reagisce alla provocazione di Mike Parkes. Il driver britannico della Ferrari, doppiato, si attacca alla coda della sua vettura per spingerlo ad andare più forte sollecitando in questo modo la meccanica ma Dan, al contrario, rallenta fino ad accostare a bordo pista.

L’unica vittoria tutta americana nella storia della mitica corsa endurance transalpina – ottenuta dall’equipaggio che in teoria avrebbe dovuto limitarsi a fare da “lepre” per le altre Ford – si conclude con un evento entrato nella storia del motorsport: durante i festeggiamenti sul podio, infatti, Gurney spruzza lo champagne sul pubblico inaugurando una tradizione mai passata di moda.

Tra le altre vittorie “minori” ottenute nel 1967 dalla Ford GT40 segnaliamo il trionfo del nostro Nino Vaccarella a Pergusa con una 4.7 e il successo a Zeltweg in Austria dell’australiano Paul Hawkins.

1968

Il nuovo regolamento del Mondiale Sportprototipi in vigore dal 1968 impedisce alle vetture con una cilindrata superiore a cinque litri di prendere parte alle gare iridate e per questa ragione la Ford torna a schierare le “vecchie” Mk I, ancora molto in forma.

Il belga Jacky Ickx e il britannico Brian Redman conquistano la 6 Ore di Brands Hatch e la 24 Ore di Spa, Hawkins e l’inglese David Hobbs salgono sul gradino più alto del podio della 1.000 km di Monza mentre il duo belga composto da Ickx e Lucien Bianchi trionfa alla 6 Ore di Watkins Glen.

Il successo più importante della Ford GT40 nel 1968 arriva però a settembre in un’edizione della 24 Ore di Le Mans ritardata per via degli scontri del “Maggio francese” con Bianchi e il messicano Pedro Rodríguez. All’inizio della stessa gara (e al volante della stessa vettura) il belga Willy Mairesse si schianta riportando numerosi danni fisici: rimane in coma per diverse settimane e mette fine alla propria carriera e alla propria vita suicidandosi nel 1969.

1969

Nell’ultimo anno di attività uffficiale la sportiva “yankee” continua a farsi valere grazie a Ickx e al britannico Jackie Oliver, primi alla 12 Ore di Sebring e alla 24 Ore di Le Mans (in cui si segnala anche il 3° posto del duo inglese composto da Hobbs e Mike Hailwood).

L’ultima edizione della corsa endurance transalpina vinta dalla Ford GT40 entra nella storia del motorsport quando per protestare contro l’anacronistica modalità di partenza (che prevede le vetture schierate a spina di pesce e i piloti allineati dall’altro lato del rettilineo di partenza che attraversano il tracciato correndo a piedi prima di salire in macchina, una soluzione che porta i driver a non indossare le cinture di sicurezza per risparmiare tempo) Ickx cammina lentamente verso la propria auto, si accomoda a bordo assicurando correttamente il proprio corpo al sedile attraverso il sistema di ritenuta e trionfa comunque. Nel 1970 verrà adottata la partenza tradizionale.