F1 – GP Italia, cinque edizioni memorabili

GP Italia 1971
Smartworld
di Marco Coletto

Dalla vittoria all'ultimo giro di Surtees nel 1967 alla doppietta Ferrari del 2002

Nel corso della sua storia il GP d’Italia di F1 ha regalato un mare di emozioni agli appassionati del Circus. Il circuito di Monza, da sempre uno dei più veloci del Mondiale, è stato testimone di numerose corse ricche di emozioni. Scopriamo insieme cinque edizioni memorabili.

1° 1971

1° Peter Gethin (BRM)
2° Ronnie Peterson (March) + 00.01 sec
3° François Cevert (Tyrrell) + 00.09 sec

Il Gran Premio con il margine di distacco più contenuto tra il primo e il secondo classificato (un centesimo!) è anche quello in cui la Tyrrell conquista il primo Mondiale Costruttori della sua storia nonché l’ultimo senza chicane disputato a Monza. Il titolo Piloti già assegnato nella gara precedente consente ai driver meno noti di mettersi in mostra e favorisce numerosi colpi di scena.

Chris Amon ottiene la pole ma Clay Regazzoni (partito dalla quarta fila) passa direttamente al comando, rimpiazzato al quarto giro da Ronnie Peterson. Dopo una breve parentesi comandata da Jackie Stewart (all’8° tornata) e Regazzoni (9° giro) Stewart torna a conquistare la vetta e la cede a François Cevert al 15°, un giro prima di ritirarsi per problemi al motore.

Peterson balza in prima posizione al 17° giro, Regazzoni è costretto al ritiro poco dopo e tra il 23° e il 28° giro si alternano al comando Cevert, Peterson, Mike Hailwood e Jo Siffert. Cevert, Peterson e Hailwood (con una breve fiammata di Amon) continuano a battagliare fino al 51° giro quando Peter Gethin si frappone fra i due litiganti Peterson e Cevert tagliando per primo il traguardo.

2° 1969

1° Jackie Stewart (Matra)
2° Jochen Rindt (Lotus) + 00.08 sec
3° Jean-Pierre Beltoise (Matra) + 00.17 sec

Una gara incredibile con i primi quattro piloti al traguardo racchiusi in soli quattro decimi. La vittoria di Jackie Stewart al volante della Matra consente al pilota britannico e alla scuderia transalpina di ottenere il Mondiale Piloti e quello Costruttori.

3° 1967

1°  John Surtees (Honda)
2° Jack Brabham (Brabham) + 00.2 sec
3° Jim Clark (Lotus) + 23.1 sec

Una delle corse migliori mai disputate da Jim Clark: parte dalla pole position e mentre è in testa alla gara fora e riparte dai box con un giro e mezzo di svantaggio dal primo classificato. Una strepitosa rimonta gli permette di tornare in vetta alla gara al 61° giro ma un problema di pescaggio della benzina all’ultimo giro lo fa rallentare.

La vittoria va a John Surtees, che supera sul filo di lana Jack Brabham.

4° 2002

1° Rubens Barrichello (Ferrari)
2° Michael Schumacher (Ferrari) + 00.255 sec
3° Eddie Irvine (Jaguar) + 52.579 sec

L’ultimo podio della storia della Jaguar coincide con una delle più grandi manifestazioni di forza da parte della Ferrari. All’inizio, però, è un dominio Williams: Juan-Pablo Montoya, dopo aver conquistato la pole position, viene beffato dal compagno Ralf Schumacher, a cui viene però intimato dai responsabili del team di cedergli nuovamente la posizione al quarto giro per paura di eventuali sanzioni dovute ad un taglio di chicane effettuato subito dopo lo start.

A Ralf esplode il motore al quinto giro e nella stessa tornata Rubens Barrichello supera Montoya e comincia ad imporre un ritmo indiavolato alla corsa, seguito dal compagno Michael Schumacher. Il tedesco ottiene la prima posizione al 20° giro ma la cede nuovamente al 29° giro al brasiliano, che porta la monoposto fino al traguardo. Lo scarto così ridotto tra i due piloti non è dovuto ad un duello ma ad un arrivo in parata…

5° 1979

1° Jody Scheckter (Ferrari)
2° Gilles Villeneuve (Ferrari) + 00.46 sec
3° Clay Regazzoni (Williams) + 04.78 sec

L’ultima vittoria di Jody Scheckter in F1 consente alla scuderia di Maranello di conquistare nella stessa giornata (e sul circuito di casa) il Mondiale Piloti e quello destinato ai Costruttori.

La Renault monopolizza la prima fila della griglia con Jean-Pierre Jabouille e Renè Arnoux ma è Scheckter a balzare immediatamente al comando. Al secondo giro il pilota sudafricano viene superato da Arnoux, che mantiene la testa della corsa fino al 13° giro, fino a quando cioè il turbo del suo propulsore cede.

Scheckter e Gilles Villeneuve volano e l’unico che può contrastarli – Jacques Laffite (terzo fino a quel momento) – rompe il motore al 42° giro.

Come nel 2002 anche in questo caso l’arrivo è in parata ma non simboleggia la superiorità di un team quanto piuttosto la festa di due amici finalmente vincenti.