Esclusivo: visita al centro tecnologico DS di Versailles

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Smartworld
di Lino Garbellini

Non è un gioco. L’adrenalina è forte, noi ci siamo divertiti, ma il simulatore di guida della Formula E è innanzitutto uno strumento di lavoro. Per migliorare le vetture del campionato monoposto elettrico, ma anche quelle che guidiamo tutti i giorni.

Negli ultimi anni il team Ferrari è stato avido di soddisfazioni per i tifosi a differenza dello scorso weekend, anche in questi “anni bui” il sogno di ogni uomo appassionato di motori è sempre stato quello di guidare un’auto di Formula 1. Un’aspirazione non sempre facile da realizzare, in compenso noi ci siamo messi alla prova con un vero simulatore professionale di Formula E, la competizione dedicata a vetture totalmente elettriche. Un’esperienza adrenalinica e non banale, in grado di riprodurre fedelmente gli aspetti più tecnici di questa dimensione al volante anche se non quelli emotivi e considerate le sempre più attuali esigenze di sostenibilità ambientale, più al passo con i nostri tempi.

Ad ospitarci è stata sede DS Perfomance a Versailles, poco lontano da Parigi. Il simulatore è quello su cui i due piloti del team DS Techeetah due volte campione del mondo in Formula E s’allenano per memorizzare il percorso prima di ogni gara.

Per ogni tappa del campionato in media António Felix Da Costa e Jean-Eric Vergne passano una giornata a testa se non di più nel mondo virtuale, ancora più della Formula 1 perché il campionato elettrico prevede circuiti cittadini allestiti per l’occasione, non praticabili per le prove durante tutto il resto dell’anno.

Il simulatore è diviso in due stanze collegate, una di controllo con i computer e i relativi sei schermi, l’altra dove al centro è posizionato un vero e proprio telaio dell’auto da corsa posizionato su una base semovente. A questi spazi, s’aggiunge un atrio con tutte le strumentazioni del paddock per simulare fedelmente anche a livello di team le possibili situazioni di gara.

Per far funzionare il simulatore sono necessari due ingegneri, altrettanti sono impegnati nello sviluppo del software e dei relativi aggiornamenti del percorso o delle vetture.

L’abitacolo è stretto, ma tutto sommato vivibile, il volante è identico a quello da gara: pulsanti, ghiere e un display il cui contenuto è d’importanza rilevante per i piloti, al punto che non è stato possibile fotografarlo o filmarlo durante la prova.

Una volta seduti, la vista all’orizzonte comprende solo il pannello avvolgente su tre lati su cui sono proiettate le immagini della realtà virtuale per un’esperienza il più possibile “immersiva”.

Il percorso è quello di Roma, ci accorgiamo da subito di come la frenata sia la manovra più complessa, il freno è molto pesante e una volta premuto il pedale s’avverte tutto il peso della vettura sulle spalle e sul volante. Questo e l’acceleratore sono rigidi, ma rispondono in maniera eccellente.

Dopo il primo giro, con tanto d’istruzioni in cuffia, ci ricordiamo da subito il percorso, facile quindi capire come lo strumento sia perfetto anche per i piloti per memorizzare ogni dettaglio.

Lo spunto in accelerazione è notevole, ma più progressivo del previsto e tutto l’insieme spinge a una guida molto pulita perché ogni minima sbavatura, per esempio su un cordolo, richiede sforzi ulteriori per rispondere alle forti sollecitazioni sul volante.

Scendiamo un po’ frastornati e impressionati per l’aspetto realistico di tutto il sistema anche senza occhiali per la realtà virtuale, “spesso persino i piloti tra una sessione e l’altra hanno bisogno di una boccata di aria fresca”, ci spiega uno dei due ingeneri addetti a questo strumento. Sbirciamo in una sala a fianco che ci hanno detto essere “top secret” dove sotto un velo è custodito un simulatore ancora più evoluto, di cui riusciamo solo a vedere la base e i suoi meccanismi.

L’idea in DS Preformance è “sviluppare il più possibile la vettura e tutti i sui aspetti internamente” ci spiega Thomas Chevaucher (DS Performance Director and Team Principal  DS Techeetah) “Formula E è da sempre per noi un laboratorio per la mobilità elettrica, utile per accelerare lo sviluppo di queste tecnologie e portarle poi nelle auto per il grande pubblico”.

Per una vettura dedicata alle competizioni sono necessari otto mesi di lavoro, il laboratorio DS dedicato ai motori per la Formula E vanta degli specialisti del raffreddamento, ma gli aspetti più importanti dello sviluppo in questo ambito riguardano da un lato i componenti come motore e batteria, dall’altro le questioni strategiche con un impatto più sul breve termine anche sul mercato come l’efficienza energetica e il recupero d’energia.

Una delle grosse differenze che caratterizzano l’auto elettrica è il recupero dell’energia durante la frenata, migliorare il più possibile questo aspetto è fondamentale sia per le auto da gara sia per quelle da strada. Un buon esempio è la DS9 E-Tense 4×4 sviluppata direttamente con l’aiuto di Vergne” continua Chevaucher. Per l’aerodinamica visto che non è possibile provarla in pista, il centro DS prevede due sale test di cui una dedicata ai motori. Il campionato di Formula E sconta quindi alcune defezioni e non sembra più destinato a un radioso futuro come nei primi anni, ma i suoi effetti e la sua efficacia sullo sviluppo dell’elettrico sono palesi, ancora di più dopo un’esperienza come questa.