Negli Stati Uniti Tesla ha già vinto, ma Stellantis ancora non se n'è accorta
Anche il gruppo Volkswagen, che comprende Audi e Porsche, adotterò lo standard NACS di Tesla per le porte di ricaricaForse qui in Europa non ce ne siamo accorti, soddisfatti come siamo del nostro standard CCS, ma oltre oceano Tesla ha dimostrato ancora una volta tutta la sua forza, e ha definito lo standard di ricarica statunitense (sapete qual è la differenza tra presa Tipo 2, CCS e CHAdeMO?).
Partiamo dall'inizio. Per caricare un'auto elettrica, ci vuole un connettore e una presa, diversi a seconda che si utilizzi la ricarica a corrente continua (più veloce) o quella a corrente alternata. In Europa abbiamo due standard: CCS per la prima e Tipo 2 per la seconda, che utilizzano la stessa porta sulla vettura pur utilizzando connettori diversi.
Negli Stati Uniti però, fino a poco tempo fa la questione non era ancora decisa, almeno fino a quando Tesla non ha aperto la sua rete Supercharger a tutti i veicoli elettrici. E non lo ha fatto a cuor leggero: in palio c'erano i finanziamenti da 7,5 miliardi di dollari per le infrastrutture che l'amministrazione Biden aveva reso disponibili, ma solo per stazioni di ricarica compatibili per tutti.
A questo punto Tesla ha deciso di prendere la palla al balzo: aveva un suo connettore proprietario, la rete di ricarica più efficiente e diffusa negli Stati Uniti (20.000 colonnine in quasi 2.000 stazioni), perché non creare uno standard? E così l'anno scorso è nato il NACS (North American Charging Standard).
Perché diciamo che è la rete più efficiente? Perché Musk sapeva che per vendere le sue auto avrebbe dovuto creare una rete di ricarica non solo capillare, ma anche che funzionasse a dovere, e dal 2012 ha fatto le cose per bene. Se tutte le stazioni di ricarica concorrenti infatti lottano con problemi di software e caricabatterie difettosi, Tesla afferma che il tempo di attività medio dei siti Supercharger l'anno scorso è stato del 99,95 per cento, in calo marginale rispetto al 99,96 per cento del 2021.
E non ci sono carte di credito da passare o altre complicazioni: si fa tutto da app (anche se i nuovi Supercharger V4 che abbiamo visto nel Regno Unito adesso hanno anche il lettore di carte per una maggiore compatibilità, sotto la spinta dei legislatori).
Tutti i maggiori produttori di auto, chi tentennando di più chi meno, si sono subito accodati e hanno annunciato che avrebbero montato sulle loro vetture la presa compatibile (adesso si usano adattatori o la cosiddetta Magic Dock, che consente di riconoscere la presa adatta sulla vettura).
Le case tedesche sono state le più ostinate, ma negli scorsi mesi anche BMW ha annunciato che si sarebbe adeguata, e ora, dopo un notevole ritardo, si aggiunge allo standard NACS un peso massimo come il gruppo Volkswagen, che include Audi, Bentley, Bugatti, Porsche e Lamborghini.
La notizia non giunge del tutto inaspettata. Da mesi l'azienda tedesca aveva detto di essere in trattative con Tesla, e Electrify America, la filiale di ricarica EV di VW, aveva già annunciato che avrebbe iniziato ad aggiungere i connettori di ricarica Tesla alle sue colonnine.
A questo punto c'è ancora un grande assente: Stellantis. Il gruppo italo-francese (ma con sede nei Paesi Bassi) proprietario di Jeep, Chrysler, Ram, Dodge, Peugeot, Fiat e altri marchi infatti continua per la sua strada e non ha ancora annunciato di volersi adeguare allo standard.
A giugno di quest'anno a dire il vero era stato diffuso un comunicato secondo il quale se ne stava valutando l'adozione, ma poi più niente. Quando si accorgeranno che Tesla ha già vinto?