Cosa sono le auto endotermiche e perché ne sarà vietata la vendita

Il governo ha fissato i termini per lo stop alla produzione di auto endotermiche, alimentate cioè da motore a combustibile interna
SmartWorld team
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Auto endotermiche, stop alla produzione dal 2035: perché

Anche l'Italia ha deciso di adeguarsi ai sempre più rigidi standard ambientali imposti dall'Unione Europea per tagliare le emissioni di CO2, un programma che prevede lo stop della vendita (e quindi della produzione) delle auto endotermiche, quelle cioè a motore endotermico, per favorire principalmente quelle elettriche.

Auto endotermiche, stop alla produzione dal 2035

I termini del cosiddetto "phase-out", il momento cioè in cui si arriverà allo stop della vendita e della produzione, sono stati comunicati dal Ministero della Transizione Ecologica al termine della quarta riunione del Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica. Nella nota diramata dai ministri della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sono state indicate le tempistiche per la sostituzione dei veicoli alimentati dai tradizionali motori endotermici, e il tempo stringe.

"Il phase out delle automobili nuove con motore a combustione interna - si legge nel comunicato - dovrà avvenire entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040".

Cosa sono le auto endotermiche e perché verrà vietata la produzione

Entro il 2035, dunque, le aziende produttrici dovranno stoppare la produzione di auto con motori endotermici - motori dove vengono convogliati aria (comburente) e combustibile (benzina,  gasolio, GPL o fonti alternative) per garantirne il funzionamento e alimentare così l'auto - in favore di mezzi meno inquinanti. La proposta era stata annunciata a luglio dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: obiettivo tagliare le emissioni del -55% entro il 2030 e del -100% al 2035 rispetto al 2021.

Standard molto rigidi da rispettare, e poco tempo per raggiungere gli obiettivi. L'industria automobilistica sta puntando moltissimo sulle auto elettriche, ma gli stessi ministeri hanno comunque chiarito che la transizione non passerà soltanto da quello, e che si potrà puntare anche sull'idrogeno (decisamente più costoso) e su biocarburanti. Tutto ciò che è necessario, insomma, per trainare la decarbonizzazione, abbassare le emissioni e intervenire sulla crisi climatica in corso.

"In tale percorso - spiegano ancora da Palazzo Chigi  - occorre mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti in una logica di 'neutralità tecnologica', valorizzando, pertanto, non solo i veicoli elettrici, ma anche le potenzialità dell'idrogeno, nonché riconoscendo - per la transizione - il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l'Italia sta costruendo una filiera domestica all'avanguardia".

Il piano per la transizione ecologica

Il governo è da tempo al lavoro su una proposta di piano per la transizione ecologica. A fine luglio, nel corso della seconda riunione del Comitato Interministeriale per la Trransizione Ecologica (Cite), il ministro Cingolani lo aveva illustrato spiegando che "intende fornire un inquadramento generale della strategia per la transizione ecologica, dare un quadro concettuale che accompagni gli interventi del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e promuovere una riflessione su questi temi di grande impatto culturale, tecnologico e socio-economico", come si legge nel comunicato.

Il documento contiene l'individuazione degli obiettivi generali, del percorso metodologico e dei target da raggiungere. Individua inoltre un primo set di indicatori, condivisi anche a livello internazionale ed europeo, che costituiranno il riferimento essenziale per la valutazione delle azioni previste. La proposta di piano si articola su cinque macro-obiettivi condivisi a livello europeo:

  • neutralità climatica;
  • azzeramento dell'inquinamento;
  • adattamento ai cambiamenti climatici;
  • ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
  • transizione verso l'economica circolare e la bioeconomia.

Otto gli ambiti di intervento previsti, per i quali verranno costituiti appositi gruppi di lavoro:

  • decarbonizzazione;
  • mobilità sostenibile;
  • miglioramento della qualità dell'aria;
  • contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico;
  • miglioramento delle risorse idriche e delle relative infrastrutture;
  • ripristino e rafforzamento della biodiversità;
  • tutela del mare;
  • promozione dell'economica circolare, della bioeconomia e dell'agricoltura sostenibile.

Il Cite ha quindi discusso, durante la riunione di dicembre, delle tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna, stabilendo i termini già evidenziati.

Resta da capire come fattivamente la strada verrà percorsa, e in che modo verrà aiutata l'intera industria dell'automotive italiana, fiore all'occhiello ed eccellenza nazionale che ha davvero poco tempo - 13 anni - per rivoluzionare integralmente la produzione.

La strategia verrà condivisa a livello comunitario, e diventeranno indispensabili aiuti, sostegni e incentivi da parte dello Stato per aiutare i costruttori ad affrontare la transizione. A oggi preoccupano anche le aziende di componentistica specializzate nella fornitura di componenti per auto a motore endotermico, che dovranno aggiornare la produzione per essere in grado di stare al passo con il radicale cambiamento.

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